Covid-19: la Solidarietà Digitale tra brand, influencer e utenti

L’emergenza Covid-19 è qualcosa che non ci aspettavamo assolutamente, un momento delicato e difficile della nostra storia che sta modificando non solo la nostra routine quotidiana, il nostro modo di lavorare, le nostre percezioni sul mondo e i nostri piani futuri, ma sta determinando un cambiamento di rotta anche nella modalità di comunicazione delle aziende.

Chiamiamola Solidarietà Digitale, come stanno facendo in tanti, oppure iniziative di CSR – Corporate Social Responsability – ma l’importante è capire quali sono i nuovi tratti di questa sferzata che cerca di rispondere in modo rapido all’emergenza sanitaria, dando il migliore impulso possibile alla società per innescare in modo semplice e sicuro tutte quelle attività necessarie affinché il Paese torni alla normalità, scongiurando per quanto possibile una lunga crisi economica.

A dare il via ad una catena compatta di proposte e adesioni, gli account social del Ministero della Salute che ha chiesto ad artisti e personaggi famosi di condividere con i propri fan e la propria community le buone ragioni per restare a casa in via precauzionale, già prima che il decreto del 9 marzo 2020 estendesse a tutto il territorio italiano le misure previste per le zone rosse. Da Fiorello a Tiziano Ferro, passando per Ligabue, Piero Pelù, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, in molti hanno raccolto l’appello e partecipato con hashtag #iorestoacasa con post o Storie su Instagram in cui raccontavano la nuova routine casalinga.

Anche Chiara Ferragni ha chiesto ai propri fan di provare, insieme, a «cambiare le abitudini» e insieme al marito Fedez, ha dato una mano concreta: una donazione a uno degli ospedali milanesi più coinvolti nell’emergenza, il San Raffaele, destinata a rafforzare il reparto di terapia intensiva, a cui associare appunto una campagna di crowdfunding aperta a tutti e a cui tutti potessero partecipare.

Molte delle iniziative #iorestoacasa hanno preso, soprattutto nei primissimi giorni, la forma di donazioni. Così anche i brand della moda hanno partecipato: Dolce&Gabbana, Bulgari, Armani che hanno donato cifre più o meno consistenti agli ospedali. E lo stesso hanno fatto diverse società sportive come l’Inter.

Dal mondo della grande distribuzione organizzata (gdo) , invece, vengono iniziative come quella di Esselunga che ha donato agli ospedali e coinvolto anche i clienti più affezionati dando la possibilità di donare completamente o in parte i punti accumulati sulle proprie carte fedeltà, trasformandoli di fatto in donazioni per gli ospedali.

Ma anche altri brand hanno scelto la via della «solidarietà digitale», in accordo con la propria missione e con il tipo di prodotto o servizio offerto, garantendo a istituzioni e professionisti tool e strumenti per provare a continuare le normali attività lavorative. Microsoft, ad esempio, ha messo gratuitamente a disposizione di PMI, freelance e PA i propri consulenti che li aiutino a trovare soluzioni sicure ed efficaci per lo smartworkying. Anche numerose compagnie telefoniche, tra cui Wind, hanno offerto servizi per la connettività e dati mobili gratuiti o a prezzi agevolati.

Da La Stampa a la Repubblica passando per Prime Video e Sky, molti fornitori di contenuti hanno optato, per rendere disponibili gratuitamente abbonamenti digitali dei propri servizi o parti di essi.

Inoltre, se dalle istituzioni è arrivato un appello a “più cultura in televisione e sui media generalisti”, decisamente più efficaci nell’intrattenere giovani millennials e giovanissimi di Gen Z e Gen Alpha, sembrano essere le iniziative digitali quelle più in linea con abitudini e consumi mediatici di questa fetta di popolazione: molti science influencer hanno lavorato di inventiva nelle primissime fasi dell’epidemia di coronavirus per spiegare in maniera creativa quali precauzioni igienico-sanitarie fossero davvero utili; molti influencer e micro influencer hanno sfruttato visibilità e credibilità di cui godono presso la propria community per segnalare risorse e contenuti disponibili in Rete e gratuitamente, come corsi di formazione online totalmente gratuiti, risorse e contenuti interessanti creati ad hoc per distrarsi in questo periodo – dirette live di artisti musicali italiani e non, forme di intrattenimento nuove che arricchiscano o sostituiscano il palinsesto televisivo, contenuti speciali o esclusivi da parte di importanti musei – e tanto altro che possa aiutare ad impiegare il proprio tempo in maniera intelligente e costruttiva. 

#ioleggoacasa è, per esempio, l’hashtag con cui su Instagram numerosi book blogger stanno condividendo non solo consigli di lettura, ma anche e soprattutto i recapiti dei numerosi librai che in tutta Italia si stanno organizzando per le consegne a domicilio.

Ma di hashtag collegati alle iniziative per #iorestoacasa ce ne sono tanti: per farsi un’idea, basta cercare su Twitter, Instagram o TikTok #stiamoacasa, #restiamoacasa, #iononesco e via così. Sono hashtag che sembrano aver convinto anche chi non frequenta assiduamente la Rete, e potrebbe essere estraneo per questo alle sue dinamiche, che si può stare vicini anche sfidandosi a colpi di film, serie TV, libri e passatempi.

Va da sé, gli stessi hashtag si trasformano in una galleria di meme divertenti o ironici con cui provare a sdrammatizzare paure e ansie del momento. Siamo tutti insieme i protagonisti di una sventura comune ma il re indiscusso per molti è il il Presidente del Consiglio del Ministri Giuseppe Conte. Eccone solo alcuni:

Cosa fare quindi se lavori con i social in questi tempi? Innanzitutto probabilmente sei uno di quei lavoratori che potrà continuare, quasi senza interruzioni, il proprio lavoro di sempre avendo già tutto quello che ti serve anche a casa, ovvero un pc e una connessione.

Inoltre bisogna considerare che lato social sarebbe cosa buona e giusta intervenire nel dibattito, utilizzando quindi gli hashtag #iorestoacasa e simili per mostrare il proprio impegno concreto come brand ed anche per risultare in linea con le discussioni del momento: non sono poche, infatti, le comunicazioni rimaste invariate e che diventano decisamente fuori luogo in un momento così delicato come, ad esempio, “l’arrivo della primavera”, “usciamo a prendere il sole” e “stiamo tutti insieme appassionatamente”.

In alternativa si può pensare di realizzare una donazione concreta per poi rendere la news visibile sui propri canali, in modo da mostrare il proprio impegno alla community.

Altra cosa potrebbe essere quella di informare i propri fan rispetto a prodotti e servizi offerti, mostrando assoluta chiarezza rispetto ad un momento così delicato che rende tutto più complesso da gestire: ci sono servizi interrotti o rallentati? Non abbiate paura di essere schietti soprattutto se lo fate per rispettare le norme imposte dei decreti.

Ancora meglio sarebbe tarare tutta la propria comunicazione, non solo social, verso l’obiettivo comune di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema così importante per l’intera collettività mondiale. Ma qui entriamo nel territorio di un investimento di budget consistente che non tutti sono disposti a fare e che – per evitare polemiche di sorta – dovrebbe essere associato anche ad una donazione che possa aiutare concretamente le strutture sanitarie in emergenza.

Cari Cercatori, come vedete ce ne sono di cose da fare e da sperimentare quindi #restiamoacasa che è meglio!

Fonte: InsideMarketing

Credits Immagini: Immagine virus creata da starline – it.freepik.com

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